Ecco quanto scrivono nella lettera aperta e chiedono a Governo le aziende firmatarie 3 F, ATEX SPUN-MELT, CENTRO MASCHERINE MODENA, DISPOSITIVI INDUSTRIALI ITALIANI, DUE BI, ENTECH SPINNING, FGS, GRAFICA NAPPA, ITALHEALTH, MAISON M DPI, MUSTANGPACK, NUOVA ERREPLAST, NUOVA TECNOFIBRA, R.ZERO e ZAOLI MED
Rappresentiamo aziende italiane che durante l’emergenza Covid-19 si sono riconvertite o hanno ampliato il loro core business per produrre mascherine FFP2 / FFP3 e Melt Blown, il tessuto non tessuto utilizzato per la produzione delle stesse. Lo hanno fatto per salvaguardare i propri dipendenti, in un settore che dà lavoro attualmente a circa 24.000 persone, e per mettersi a servizio delle necessità dell’intero Paese.
RENDERE L’ITALIA AUTOSUFFICIENTE NELLA FORNITURA DI MASCHERINE MONOUSO.
Questa era la richiesta del Governo nel marzo 2020.
Noi industriali Italiani ci impegnammo a rispondere a questo appello.
Grazie alla rapida mobilitazione di tutti gli operatori della filiera, siamo riusciti a:
· avviare una filiera completa al 100% Italiana di produttori;
· aumentare la capacità produttiva Italiana di mascherine chirurgiche e FFP2, passando così da 2,5 milioni di mascherine a 90 milioni prodotte ogni settimana;
· incrementare i posti di lavoro specializzati in Italia;
· creare una filiera italiana di produzione di Melt blown;
I nostri obiettivi sono comuni ai vostri, ovvero:
· difendere la produzione italiana e contribuire alla reindustrializzazione dell’Italia;
· garantire la fornitura di prodotti sanitari strategici per il paese;
· ridurre l’impatto ambientale;
· garantire prezzi stabili indipendentemente dal contesto sanitario;
Di fronte a una concorrenza asiatica distorta, il rischio di un ritorno al punto di partenza è reale (penuria di dispositivi per la protezione da Covid-19) ed il pronostico per la sopravvivenza delle mascherine “MADE IN ITALY” è facile da immaginare. Garantire la protezione di ogni cittadino, con mascherine di qualità, significa sostenere la nostra industria e il nostro know-how.
COSA ACCADREBBE IN CASO DI UNA NUOVA MINACCIA DI UNA MALATTIA INFETTIVA CON RISCHIO EPIDEMICO SENZA UNA FORTE FILIERA INDUSTRIALE ITALIANA?
Noi produttori italiani di Dispositivi FFP2 CHIEDIAMO CHE TUTTE LE AMMINISTRAZIONI, LE ISTITUZIONI E LE AZIENDE PUBBLICHE ACQUISTINO MASCHERINE PRODOTTE IN ITALIA.
Ma non lo diciamo solo noi. Lo scrive il Ministero della Salute nel Piano Strategico-Operativo Nazionale di preparazione e risposta ad una futura Pandemia influenzale PANFLU 21/23 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2021. A pagina 61 raccomanda un “approvvigionamento dei DPI per il personale sanitario e per le categorie di pubblica utilità, contratti di prelazione con Aziende Produttrici, stoccaggio per un fabbisogno di 3 mesi” e soprattutto di “mantenere la produzione di forniture, dispositivi medici e DPI su scala nazionale (lezione appresa da Covid-19 ma valorizzabile in un piano pandemico influenzale)”.
Ma l’abbiamo davvero appresa la lezione? A leggere il PANFLU 21/23 sembrerebbe di si, perché identifica in maniera limpida le nostre attività come strategiche, per avere sempre a disposizione riserve di DPI, ed evitare le difficoltà e le gravi distorsioni che si sono verificate durante la pandemia nell’approvvigionamento effettuato per la quasi totalità da mercati asiatici.
Ma l’abbiamo davvero appresa la lezione? A guardare i fatti, e non le parole, ancora no. Basti andare a vedere le uniche due gare bandite dalla struttura commissariale del Generale Figliuolo, hanno avvantaggiato i produttori e gli importatori di prodotti cinesi esercitando di fatto un dumping che ha escluso la filiera produttiva italiana, rispettosa delle stringenti normative di lavoro nazionali, coerenti con i principi di sicurezza e di sostenibilità anche sociale, nonché prerogativa di qualità del prodotto finale.
FAVORIRE LA MANIFATTURA ITALIANA È UN VANTAGGIO FRUTTUOSO PER TUTTI: CITTADINI, ACQUIRENTI PUBBLICI E PRIVATI, GOVERNO, INDUSTRIALI. MA PER QUESTO BISOGNA POTER RESISTERE SUL MERCATO.
Come raggiungere questi obbiettivi?
· Incentivando una filiera completamente italiana di produttori;
· Dando direttive a tutte le stazioni appaltanti di procedere per l’acquisto di detti dispositivi (salva vita) utilizzando l’offerta economicamente più vantaggiosa che predilige la qualità, la sicurezza e l'aspetto ambientale rispetto al mero prezzo;
· Rafforzando a monte i controlli sulle mascherine importate nel mercato italiano;
· Mantenendo l'IVA al 5% sulle mascherine protettive;
· Restituendo valore al made in Italy;
Manca un piccolo sforzo per trasformare le parole del Governo e del piano pandemico in atti concreti, adottando quei correttivi, pochi, ma essenziali e necessari quando vi è in ballo la salute pubblica.
Con questa lettera, oltre sensibilizzare le coscienze collettive, chiediamo con urgenza la convocazione di un tavolo nazionale dove possiamo finalmente confrontarci con il Governo italiano per capire se tutte le imprese che si sono messe a disposizione del Paese, nel suo periodo più difficile dal punto di vista sanitario che la memoria ricordi, siano davvero utili e strategiche nella tutela presente e futura della salute pubblica.
Guardandoci indietro solo adesso possiamo comprendere le immense complessità che ha dovuto fronteggiare ed ancora affronta chi ci governa.
Oggi ad acque leggermente più calme crediamo ci siano le condizioni perché un dialogo costruttivo possa sbocciare.
INFORMAZIONI DI CONTATTO:
Antonio Nappa
cell 328/5980728
produttoriitalianimascherine@gmail.com