Riceviamo e inoltriamo la lettera di Valerio laino, ristoratore attivo da 10 anni nel cuore di Roma:
Mi chiamo Valerio laino ristoratore nel cuore di Roma da ormai 10 anni, in trincea dall'inizio del lockdown per difendere la mia, la nostra categoria di autonomi, partite iva, ristoratori e liberi professionisti, letteralmente abbandonati come se nulla fosse, messi in ginocchio e costretti a continuare ad affrontare spese insostenibili da mesi, con incassi dimezzati dell 80%.
L'unico plauso che va a mio parere al governo è quello di averci aiutato ad indebitarci con l'accesso al credito grazie alla garanzia dello Stato, non dimenticando che la chiusura delle attività c'è stata imposta, così facendo è stato deciso il nostro fallimento ormai quasi consolidato. In questi giorni si parla della proroga dello stato di emergenza, situazione a mio avviso drammatica ancor di più per noi ristoratori, così facendo verrà agevolato il lavoro in smart working da casa, quindi la mancata presenza di lavoratori pubblici metterà sempre di piu in ginocchio il centro della capitale che ormai da anni sostiene la nostra categoria tra pause pranzo e cene di lavoro.
Il mio sfogo mi ha portato ad affiggere un cartello di quasi disprezzo, rabbia, delusione ma soprattutto antipolico, scattato ieri mattina dopo aver visto centinaia di applausi per il nostro presidente Conte, ma nello stesso tempo vedere versare lacrime al proprietario di una nota attività storica in centro, nonché padre di famiglia, disperato perché ormai esposto per migliaia di euro e senza aver potuto accedere a nessun sussidio e aiuto da parte del governo. Penso che ciliegina sulla torta sia stato il mancato rinvio delle tasse da luglio a settembre. Per noi ristoratori del centro di Roma le speranze di salvarci sono sempre di meno, ahimè il grande patto in Europa visto le condizioni e l'erogazione posticipata dei soldi di sicuro per noi partire iva non sarà altro che l'ennesima beffa.
saluti
Valerio laino
3451806315
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Cronaca
Cronaca News
Corleone: Apertura della Causa di Beatificazione di Suor Maria Cira Destro
Posted on July 13, 2020
Venerdì 24 luglio 2020 nella splendida cornice della Chiesa Madre di Corleone alle ore 18,00 sarà aperta dall’arcivescovo di Monreale, mons. Michele Pennisi, la fase diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione della Serva di Dio Suor Maria Cira Destro, già prevista per lo scorso 12 marzo e poi rimandata a causa della pandemia di COVID-19.
Postulatore della Causa è don Francesco Carlino che a nome dell’Associazione “Suor Maria Cira Destro” (Actor causae), presieduta dal decano don Vincenzo Pizzitola, ha presentato a mons. Pennisi il Supplex libellus reso pubblico il 22 luglio 2019 con apposito editto arcivescovile, mentre il 28 novembre 2019 è stato rilasciato il Nulla Osta dalla Congregazione delle Cause dei Santi di Roma.
Suor Maria Cira Destro, al secolo Maria Antonia, religiosa clarissa, nasce a Corleone il 12 marzo 1782. Il suo amore per Cristo Crocifisso e per i poveri, l’esemplarità con cui vive i consigli evangelici, la vita di preghiera e di sofferenza sono i tratti distintivi della sua esistenza che si chiude il venerdì 24 luglio 1818 all’età di 36 anni. Viene ricordata anche per i fenomeni mistici e i segni prodigiosi che da sempre hanno contribuito ad alimentarne la fama di santità. Con l’apertura del Processo di Beatificazione viene dichiarata Serva di Dio. Al termine della Celebrazione Eucaristica i tre membri del Tribunale della Causa, mons. Antonino Dolce (delegato arcivescovile), don Calogero Latino (promotore di giustizia) e Anna Manno (notaio), presteranno giuramento impegnandosi a compiere il loro incarico con fedeltà. Lo stesso faranno i membri della Commissione storica presieduta da don Giovanni Vitale (direttore dell’Archivio storico diocesano di Monreale) e composta da don Santo Giuseppe Terranova (studioso delle figure di santità dell’arcidiocesi di Monreale) e i docenti Vincenzo Campo (esperto conoscitore della figura di Suor Maria Cira Destro) e Calogero Ridulfo (esperto di storia corleonese). Essendo una causa storica, gli interrogatori del Tribunale riguarderanno la fama di santità ancora presente. La Commissione storica si occuperà, invece, di raccogliere scritti e documenti che riguardano Suor Maria Cira, tracciando anche una relazione sulla personalità della Serva di Dio. Appena si concluderà la fase diocesana, gli atti della Causa saranno inviati a Roma per l’esame da parte della Congregazione delle Cause dei Santi.
Suor Maria Cira Destro, al secolo Maria Antonia, religiosa clarissa, nasce a Corleone il 12 marzo 1782. Il suo amore per Cristo Crocifisso e per i poveri, l’esemplarità con cui vive i consigli evangelici, la vita di preghiera e di sofferenza sono i tratti distintivi della sua esistenza che si chiude il venerdì 24 luglio 1818 all’età di 36 anni. Viene ricordata anche per i fenomeni mistici e i segni prodigiosi che da sempre hanno contribuito ad alimentarne la fama di santità. Con l’apertura del Processo di Beatificazione viene dichiarata Serva di Dio. Al termine della Celebrazione Eucaristica i tre membri del Tribunale della Causa, mons. Antonino Dolce (delegato arcivescovile), don Calogero Latino (promotore di giustizia) e Anna Manno (notaio), presteranno giuramento impegnandosi a compiere il loro incarico con fedeltà. Lo stesso faranno i membri della Commissione storica presieduta da don Giovanni Vitale (direttore dell’Archivio storico diocesano di Monreale) e composta da don Santo Giuseppe Terranova (studioso delle figure di santità dell’arcidiocesi di Monreale) e i docenti Vincenzo Campo (esperto conoscitore della figura di Suor Maria Cira Destro) e Calogero Ridulfo (esperto di storia corleonese). Essendo una causa storica, gli interrogatori del Tribunale riguarderanno la fama di santità ancora presente. La Commissione storica si occuperà, invece, di raccogliere scritti e documenti che riguardano Suor Maria Cira, tracciando anche una relazione sulla personalità della Serva di Dio. Appena si concluderà la fase diocesana, gli atti della Causa saranno inviati a Roma per l’esame da parte della Congregazione delle Cause dei Santi.
Cronaca
Coronavirus: Everel Group raccoglie fondi a sostegno di Valeggio sul Mincio (Verona)
Posted on June 18, 2020
Alcune settimane fa, nel pieno della crisi sanitaria, i dipendenti di Everel Group hanno organizzato una raccolta fondi come segno di solidarietà verso chi si è prodigato per portare soccorso. “Nella difficile battaglia contro il COVID-19, ogni contributo fatto con entusiasmo, ha un valore umano altissimo – afferma Andrea Caserta, amministratore delegato di Everel Group - per questo, la Direzione di Everel si è immediatamente resa disponibile a raddoppiare la cifra raccolta”.
Il 16 giugno, Everel ha ricevuto la visita del Sindaco di Valeggio Alessandro Gardoni, del vicesindaco Marco Dal Forno e del Presidente dell’Associazione SOS Volontari di Valeggio Thomas Zilio, per ufficializzare la donazione.
La cifra raccolta è stata devoluta all'Associazione SOS Volontari Valeggio, importante realtà del territorio valeggiano, scelta a larga maggioranza dai dipendenti Everel.
“Ringraziamo Everel per questa iniziativa, per noi particolarmente importante poiché ci troviamo ad affrontare le spese dell’acquisto di una nuova ambulanza, - racconta Thomas Zilio – dopo aver gestito un’emergenza sanitaria impensabile che ci ha visti in prima linea nel prestare soccorso alle famiglie di Valeggio”. Nel corso della visita, la delegazione ha potuto apprezzare gli sforzi che Everel sta facendo per continuare ad investire nel proprio parco tecnologico nel segno della continuità produttiva e della garanzia dell’occupazione delle proprie persone.
“Sono particolarmente orgoglioso che l’iniziativa della raccolta fondi sia nata spontaneamente dalle persone della Comunità di Valeggio impiegate in Everel -ha commentato il Sindaco Gardoni - solamente facendo squadra e creando relazioni forti tra Istituzioni, Associazioni ed Impresa è possibile generare valore”.
Everel è leader nella produzione e fornitura di componentistica elettromeccanica per le più rinomate aziende di elettrodomestici e le principali case automobilistiche al mondo. L’azienda in oltre trent’anni di attività ha saputo interpretare le evoluzioni del mercato, rispondere con acquisizioni societarie mirate e posizionarsi tra i maggiori player globali nel settore dell’elettrodomestico e automotive, con un’offerta che spazia dagli interruttori, selettori, segnalatori luminosi, ai motori, soluzioni per la ventilazione dei forni, prodotti custom per gli abitacoli delle auto. Oggi Everel Group, con sede a Valeggio sul Mincio (VR) e stabilimenti produttivi in Italia, Germania, Romania, ha una presenza globale e soddisfa più di 400 Clienti in 55 Paesi. Conta oltre 600 dipendenti nel mondo, 7 brand proprietari, 8 linee di business, 89 brevetti internazionali e 36 marchi registrati. Produce 100 Ml di componenti all’anno, con un fatturato di 45 Ml di euro. Per ulteriori informazioni relative a Everel
Group Spa:
www.everelgroup.com
valeria.zampieri@everelgroup.com
Il 16 giugno, Everel ha ricevuto la visita del Sindaco di Valeggio Alessandro Gardoni, del vicesindaco Marco Dal Forno e del Presidente dell’Associazione SOS Volontari di Valeggio Thomas Zilio, per ufficializzare la donazione.
La cifra raccolta è stata devoluta all'Associazione SOS Volontari Valeggio, importante realtà del territorio valeggiano, scelta a larga maggioranza dai dipendenti Everel.
“Ringraziamo Everel per questa iniziativa, per noi particolarmente importante poiché ci troviamo ad affrontare le spese dell’acquisto di una nuova ambulanza, - racconta Thomas Zilio – dopo aver gestito un’emergenza sanitaria impensabile che ci ha visti in prima linea nel prestare soccorso alle famiglie di Valeggio”. Nel corso della visita, la delegazione ha potuto apprezzare gli sforzi che Everel sta facendo per continuare ad investire nel proprio parco tecnologico nel segno della continuità produttiva e della garanzia dell’occupazione delle proprie persone.
“Sono particolarmente orgoglioso che l’iniziativa della raccolta fondi sia nata spontaneamente dalle persone della Comunità di Valeggio impiegate in Everel -ha commentato il Sindaco Gardoni - solamente facendo squadra e creando relazioni forti tra Istituzioni, Associazioni ed Impresa è possibile generare valore”.
Everel è leader nella produzione e fornitura di componentistica elettromeccanica per le più rinomate aziende di elettrodomestici e le principali case automobilistiche al mondo. L’azienda in oltre trent’anni di attività ha saputo interpretare le evoluzioni del mercato, rispondere con acquisizioni societarie mirate e posizionarsi tra i maggiori player globali nel settore dell’elettrodomestico e automotive, con un’offerta che spazia dagli interruttori, selettori, segnalatori luminosi, ai motori, soluzioni per la ventilazione dei forni, prodotti custom per gli abitacoli delle auto. Oggi Everel Group, con sede a Valeggio sul Mincio (VR) e stabilimenti produttivi in Italia, Germania, Romania, ha una presenza globale e soddisfa più di 400 Clienti in 55 Paesi. Conta oltre 600 dipendenti nel mondo, 7 brand proprietari, 8 linee di business, 89 brevetti internazionali e 36 marchi registrati. Produce 100 Ml di componenti all’anno, con un fatturato di 45 Ml di euro. Per ulteriori informazioni relative a Everel
Group Spa:
www.everelgroup.com
valeria.zampieri@everelgroup.com
Nel mirino della magistratura sono finiti assistenti sociali indagati anche a Milano come a Bibbiano. Tra di loro una in particolare: l'assistente sociale del Comune di Milano Silvia De Lorenzi, indagata per aver scritto e consegnato relazioni false su alcuni minori che, per questo, si sono visti allontanati dai propri genitori del tutto innocenti e ignari di accuse del tutto infondate. A comunicarlo è l'avvocato Claudio Cenacchi di Bologna.
I piccoli, secondo quanto riferito dell'avvocato, erano stati allontanati dalle famiglie, senza alcun motivo certo e adeguato all’occasione, e per questo i loro genitori hanno subìto un affronto pari a quello dei propri figli: si sono sentiti accusati ingiustamente di reati in danno dei loro piccoli in realtà mai commessi e tacciati di incapacità nel loro ruolo di genitori sulla base di circostanze del tutto insussistenti.
L’avvocato Caludio Cenacchi penalista e l’avvocato Cinzia Pani per il minorile si accorsero fin dall'inizio delle vistose incongruenze contenute nelle relazioni scritte dall'assistente sociale Silvia De Lorenzi del Comune di Milano, confermate successivamente dalla tutela minori di Mantova Coprosol (Consorzio Progetto Solidarietà) e dagli stessi educatori, che da quelle valutazioni presero le distanze.
Anche l'ordine degli assistenti sociali della Lombardia sta compiendo accurate verifiche sui fatti e sui relativi autori.
Avv. Claudio Cenacchi
Studio Cenacchi
051-9910956
marcellatrese@libero.it
legalitaty@gmail.com
I piccoli, secondo quanto riferito dell'avvocato, erano stati allontanati dalle famiglie, senza alcun motivo certo e adeguato all’occasione, e per questo i loro genitori hanno subìto un affronto pari a quello dei propri figli: si sono sentiti accusati ingiustamente di reati in danno dei loro piccoli in realtà mai commessi e tacciati di incapacità nel loro ruolo di genitori sulla base di circostanze del tutto insussistenti.
L’avvocato Caludio Cenacchi penalista e l’avvocato Cinzia Pani per il minorile si accorsero fin dall'inizio delle vistose incongruenze contenute nelle relazioni scritte dall'assistente sociale Silvia De Lorenzi del Comune di Milano, confermate successivamente dalla tutela minori di Mantova Coprosol (Consorzio Progetto Solidarietà) e dagli stessi educatori, che da quelle valutazioni presero le distanze.
Anche l'ordine degli assistenti sociali della Lombardia sta compiendo accurate verifiche sui fatti e sui relativi autori.
Avv. Claudio Cenacchi
Studio Cenacchi
051-9910956
marcellatrese@libero.it
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Cronaca
Il sostegno della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati alla rivoluzione gentile del Cantiere delle donne think tank al femminile nato proprio nella “sua Padova”
Posted on May 21, 2020
Riscuote sempre più successo e seguito il Cantiere delle donne, gruppo nato quasi per caso a Padova a fine gennaio tra colleghe giornaliste per confrontarsi con altre donne e professioniste su come migliorare la società, aggiungendo una visione “in rosa”. Nel manifesto del gruppo si legge “abbiamo compreso di condividere uno stesso desiderio, quello di fare rete con uno spirito di combattiva solidarietà per cambiare a piccoli passi un ambiente ancora pensato e organizzato dagli uomini, forti delle nostre professionalità, talenti e competenze. Il Cantiere delle Donne vuole diventare un gruppo di influenza o anche un think tank di riferimento per le istituzioni e per chi appartiene alla politica per elaborare proposte di cambiamento e richieste che possano facilitare la vita di tutte le donne. “
Forti di molte prese di posizione e temi di confronto lanciati alle altre donne e alla società, primo tra tutte il “diamo una risposta ai bambini, adolescenti e alle famiglie” post fase 1 e di conseguenza alle donne, il gruppo, che trova sede su facebook è cresciuto fino ad arrivare quasi alle 4000 unità ma molti sono anche gli endorsement che arrivano dal mondo della cultura, della politica e dell’imprenditoria. L’ultimo porta la firma nientemeno che della presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, che ha scritto una lettera appassionata alle fondatrici.
“Ho appena appreso con grande interesse la vostra iniziativa di alimentare uno spazio al femminile per promuovere un confronto aperto sul ruolo delle donne nella società contemporanea - scrive al Cantiere la presidente -. E’ questo un tema che mi sta particolarmente a cuore e sono davvero contenta che il nuovo “cantiere delle donne sia nato proprio a Padova, nella mia città e che da Padova abbia raccolto adesioni in tutta Italia in un momento molto delicato per le nostre prospettive future. Dall’inizio della pandemia- prosegue nella lettera - ho sottolineato a più riprese l’esigenza di non sottovalutare l’impatto che alcune delle misure legate all’emergenza, a partire dal lavoro agile, rischiano di produrre sul cammino di emancipazione femminile. Abbiamo oggi più che mai bisogno di una rivoluzione gentile che sappia guardare con concretezza alle difficoltà, ai bisogni e alle aspirazioni delle donne, costantemente divise tra famiglia e lavoro e ancora troppo spesso schiacciate da una parità di genere solo formale. Sono certa- conclude Elisabetta Casellati, salutando tutto il Cantiere e augurando il successo alle iniziative che saranno intraprese dalla community -che il vostro spazio di dibattito saprà offrire un percorso di riflessione individuale e collettivo molto utile e stimolante e che non mancheranno occasioni future per conoscerci e condividere opinioni e proposte”.
La simpatia verso il cantiere e la sua rivoluzione gentile è trasversale. Nei numerosi incontri pubblici on line, organizzati dalle fondatrici della community, tutte le interlocutrici hanno abbracciato l’idea di fondo del gruppo, ovvero quella di diventare un riferimento concreto per dare vita a proposte di cambiamento che possano facilitare la vita di tutte le donne. Nel mondo politico il gruppo ha ricevuto la benedizione ma anche i preziosi consigli di Emma Bonino, paladina dei diritti al femminile. E prima ancora dell’assessore veneto al Lavoro e alla Formazione Elena Donazzan, lieta di poter ragionare e confrontarsi con un gruppo di donne intelligenti. E ancora le parlamentari Simonetta Rubinato e Sara Moretto (Italia Viva). L’incontro più recente è stato con l’assessore alle politiche di genere del Comune di Padova Marta Nalin per parlare di parità di genere. Sostegno al cantiere è arrivato non solo dal mondo politico, interpellato soprattutto per capire quali strade si vogliano intraprendere per far conciliare le esigenze organizzative delle famiglie, nel momento in cui a bambini e ragazzi non è garantita la frequenza a scuola e con le mamme spesso costrette a sacrificare il lavoro non sapendo a chi affidare i figli.
Anche il mondo della cultura sorride al Cantiere. La giornalista, scrittrice e autrice di graphic novel, Cinzia Leone, ha persino donato una tavola al cantiere, che raffigura proprio una donna “di cantiere” al lavoro. Madrina del sodalizio (tutto femminile, ma apertissimo al contributo degli uomini) la prima ad essere stata invitata ad un incontro dal vivo, saltato a causa del Covid, la scrittrice Ritanna Armeni, tornata per un piacevole “live” sulla piattaforma zoom. E grande feeling c’è stato anche con Paola Tavella, autrice del libro salvavita “Il sesso magico”.
Tra le protagoniste degli incontri che animano i lavori del Cantiere anche Nausicaa Orlandi, già presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici, chiamata da pochi giorni a far parte del Comitato tecnico-scientifico che fornisce supporto al capo del dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli. Nausicaa è una delle iscritte al Cantiere che riunisce professioniste apprezzate in diversi ambiti. Il gruppo ha incontrato anche altre donne collegate in tutta Europa per capire come sta andando la ripartenza, dalle scuole all’economia, alla salute, ai servizi per le famiglie. Il prossimo aggiornamento live è previsto per il 3 giugno e aperto a tutte le donne del cantiere. Tanti confronti ma anche servizi veri proposti alle iscritte, come consulenze di lavoro, psicologhe, avvocate.
Il calendario per i prossimi giorni è già pieno di appuntamenti. E le idee da concretizzare sono così tante che il Cantiere si è dotato di un braccio operativo, IL CANTIERE DELLE DONNE NETWORK, al quale sono invitate tutte le professioniste che vogliono mettere a disposizione idee, servizi, prodotti, corsi e opportunità di crescita. Il Cantiere delle Donne rimane invece il luogo dove tutto è nato e dove sentirsi a casa, dove continuare a discutere, a scambiarsi informazioni, a dare battaglia. Gli uomini? Per ora restano alla finestra.
IL CANTIERE DELLE DONNE
https://www.facebook.com/groups/ilcantieredelledonne/
https://www.instagram.com/ilcantieredelledonne/
http://www.youtube.com/c/Ilcantieredelledonne
cantieredelledonne@gmail.com
Amministrazione e redazione:
Micaela Faggiani
Laura Eduati
Lisa De Rossi
Alessia Da Canal
Antonella Benanzato
Silvia Pittarello
Forti di molte prese di posizione e temi di confronto lanciati alle altre donne e alla società, primo tra tutte il “diamo una risposta ai bambini, adolescenti e alle famiglie” post fase 1 e di conseguenza alle donne, il gruppo, che trova sede su facebook è cresciuto fino ad arrivare quasi alle 4000 unità ma molti sono anche gli endorsement che arrivano dal mondo della cultura, della politica e dell’imprenditoria. L’ultimo porta la firma nientemeno che della presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, che ha scritto una lettera appassionata alle fondatrici.
“Ho appena appreso con grande interesse la vostra iniziativa di alimentare uno spazio al femminile per promuovere un confronto aperto sul ruolo delle donne nella società contemporanea - scrive al Cantiere la presidente -. E’ questo un tema che mi sta particolarmente a cuore e sono davvero contenta che il nuovo “cantiere delle donne sia nato proprio a Padova, nella mia città e che da Padova abbia raccolto adesioni in tutta Italia in un momento molto delicato per le nostre prospettive future. Dall’inizio della pandemia- prosegue nella lettera - ho sottolineato a più riprese l’esigenza di non sottovalutare l’impatto che alcune delle misure legate all’emergenza, a partire dal lavoro agile, rischiano di produrre sul cammino di emancipazione femminile. Abbiamo oggi più che mai bisogno di una rivoluzione gentile che sappia guardare con concretezza alle difficoltà, ai bisogni e alle aspirazioni delle donne, costantemente divise tra famiglia e lavoro e ancora troppo spesso schiacciate da una parità di genere solo formale. Sono certa- conclude Elisabetta Casellati, salutando tutto il Cantiere e augurando il successo alle iniziative che saranno intraprese dalla community -che il vostro spazio di dibattito saprà offrire un percorso di riflessione individuale e collettivo molto utile e stimolante e che non mancheranno occasioni future per conoscerci e condividere opinioni e proposte”.
La simpatia verso il cantiere e la sua rivoluzione gentile è trasversale. Nei numerosi incontri pubblici on line, organizzati dalle fondatrici della community, tutte le interlocutrici hanno abbracciato l’idea di fondo del gruppo, ovvero quella di diventare un riferimento concreto per dare vita a proposte di cambiamento che possano facilitare la vita di tutte le donne. Nel mondo politico il gruppo ha ricevuto la benedizione ma anche i preziosi consigli di Emma Bonino, paladina dei diritti al femminile. E prima ancora dell’assessore veneto al Lavoro e alla Formazione Elena Donazzan, lieta di poter ragionare e confrontarsi con un gruppo di donne intelligenti. E ancora le parlamentari Simonetta Rubinato e Sara Moretto (Italia Viva). L’incontro più recente è stato con l’assessore alle politiche di genere del Comune di Padova Marta Nalin per parlare di parità di genere. Sostegno al cantiere è arrivato non solo dal mondo politico, interpellato soprattutto per capire quali strade si vogliano intraprendere per far conciliare le esigenze organizzative delle famiglie, nel momento in cui a bambini e ragazzi non è garantita la frequenza a scuola e con le mamme spesso costrette a sacrificare il lavoro non sapendo a chi affidare i figli.
Anche il mondo della cultura sorride al Cantiere. La giornalista, scrittrice e autrice di graphic novel, Cinzia Leone, ha persino donato una tavola al cantiere, che raffigura proprio una donna “di cantiere” al lavoro. Madrina del sodalizio (tutto femminile, ma apertissimo al contributo degli uomini) la prima ad essere stata invitata ad un incontro dal vivo, saltato a causa del Covid, la scrittrice Ritanna Armeni, tornata per un piacevole “live” sulla piattaforma zoom. E grande feeling c’è stato anche con Paola Tavella, autrice del libro salvavita “Il sesso magico”.
Tra le protagoniste degli incontri che animano i lavori del Cantiere anche Nausicaa Orlandi, già presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Chimici e dei Fisici, chiamata da pochi giorni a far parte del Comitato tecnico-scientifico che fornisce supporto al capo del dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli. Nausicaa è una delle iscritte al Cantiere che riunisce professioniste apprezzate in diversi ambiti. Il gruppo ha incontrato anche altre donne collegate in tutta Europa per capire come sta andando la ripartenza, dalle scuole all’economia, alla salute, ai servizi per le famiglie. Il prossimo aggiornamento live è previsto per il 3 giugno e aperto a tutte le donne del cantiere. Tanti confronti ma anche servizi veri proposti alle iscritte, come consulenze di lavoro, psicologhe, avvocate.
Il calendario per i prossimi giorni è già pieno di appuntamenti. E le idee da concretizzare sono così tante che il Cantiere si è dotato di un braccio operativo, IL CANTIERE DELLE DONNE NETWORK, al quale sono invitate tutte le professioniste che vogliono mettere a disposizione idee, servizi, prodotti, corsi e opportunità di crescita. Il Cantiere delle Donne rimane invece il luogo dove tutto è nato e dove sentirsi a casa, dove continuare a discutere, a scambiarsi informazioni, a dare battaglia. Gli uomini? Per ora restano alla finestra.
IL CANTIERE DELLE DONNE
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Antonella Benanzato
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Cronaca Cultura e spettacolo Salute e benessere Startup e innovazione
CHI ODIA PAGA LANCIA LA CALL “UNA BUONA CAUSA” DEDICATA ALLE ASSOCIAZIONI E NUVOLAB FINANZIA IL PRIMO GRANT CONTRO L’ODIO ONLINE
Posted on May 17, 2020
Milano - Chi Odia Paga (COP) a pochi giorni dal rilascio della prima versione ufficiale della propria piattaforma contro l’odio online, apre oggi la call for ideas “Una Buona Causa” rivolta a tutte le associazioni italiane con l’obiettivo di stimolare la creazione e lo sviluppo di iniziative di prevenzione, sensibilizzazione ed educazione per contrastare l’odio online su tutto il territorio nazionale.
Ci sarà un mese di tempo per presentare la propria idea sulla sezione crowdfunding.chiodiapaga.it, visto che la call chiuderà il prossimo 18 giugno.
“Dopo quasi un mese di attività a pieno regime ci siamo resi conto, dalle tantissime richieste di aiuto pervenute, della presenza di un grande gap informativo che impera sullo stato di diritto: le vittime di odio online sembrano poco consapevoli dei propri diritti e raramente sono a conoscenza delle tante realtà presenti sul territorio che possono dare sostegno e supporto anche in situazioni di estrema gravità” questo segnala Francesco Inguscio, CEO di COP.
Proprio per aumentare questa consapevolezza, come utile integrazione ai servizi già forniti da Chi Odia Paga nasce, sul sito, la nuova sezione “Call 4 Ideas”, interamente dedicata alla raccolta di fondi attraverso un crowdfunding contro l’odio online. Qui, a partire da oggi, le associazioni potranno proporre il progetto che vorrebbero vedere finanziato, basterà rispondere alla call “Una Buona Causa”.
Come funziona la call?
Alle associazioni basta candidare il progetto compilando, a partire da oggi, direttamente il form online caricandolo sul sito ufficiale di Chi Odia Paga dove - previa verifica interna - esso verrà reso visibile al pubblico insieme a tutti gli altri partecipanti al termine della call, il 18 giugno.
Una volta online, a partire dal 22 giugno e fino al 28 giugno, ogni soggetto promotore potrà condividere l’iniziativa con il suo network così da raccogliere voti per la propria iniziativa direttamente sulla piattaforma. Il progetto più votato dagli utenti della Rete potrà avviare la campagna di crowdfunding per 1 mese, dall’1 al 31 luglio, con un obiettivo di raccolta minimo di 5.000 euro.
Al raggiungimento del primo obiettivo di raccolta, un matching grant di altri 5.000 euro garantito da un’azienda partner, finirà all’associazione e altrettanto a Chi Odia Paga.
La somma raccolta attraverso il crowdfunding di Chi Odia Paga insieme al matching grant, sarà devoluta integralmente all’associazione per supportare il progetto proposto mentre l’ulteriore donazione del partner corporate permetterà a Chi Odia Paga di garantire l’accesso gratuito a tutti i propri servizi fino ad esaurimento del budget messo a disposizione dalle aziende.
La prima azienda che ha deciso di finanziare “Una Buona Causa” è proprio Nuvolab, il venture accelerator da cui nasce Chi Odia Paga che contribuisce, da anni, allo sviluppo imprenditoriale del Paese dando consulenza per l’innovazione e accelerazione di startup.
Grazie ad “Una Buona Causa” saranno coperte tutte le fasi necessarie a combattere l’odio online: educazione e prevenzione “a monte” grazie all’impegno dell’associazione vincitrice; difesa tecnica e stragiudiziale ai bersagli di odio online “a valle” grazie a Chi Odia Paga.
COP è una startup innovativa a vocazione sociale lanciata a Milano nel 2018 dal venture accelerator Nuvolab, con il finanziamento di Oltre Venture e l’advisory legaltech di LT42. Tramite la piattaforma legaltech Chi Odia Paga si prefigge l’obiettivo di difendere i bersagli di odio online rendendo fruibile direttamente online l’accesso a tutte le azioni necessarie per rispondere legalmente agli attacchi degli hater di cui l'utente è vittima.
Nuvolab è un venture accelerator e innovation advisor basato a Milano. Nato nel 2011 per iniziativa di Francesco Inguscio, in questi anni ha supportato la crescita di più di 60 startup e numerosi soggetti corporate, investitori e istituzioni in progetti di open innovation e a sostegno dello sviluppo dell’imprenditorialità in Italia. Tre exit all'attivo e altre 13 startup in portafoglio.
Contatti per i colleghi della stampa
Rossana Cavallari
Email: rosscavallari82@gmail.com
Tel: 328 4644749
Ci sarà un mese di tempo per presentare la propria idea sulla sezione crowdfunding.chiodiapaga.it, visto che la call chiuderà il prossimo 18 giugno.
“Dopo quasi un mese di attività a pieno regime ci siamo resi conto, dalle tantissime richieste di aiuto pervenute, della presenza di un grande gap informativo che impera sullo stato di diritto: le vittime di odio online sembrano poco consapevoli dei propri diritti e raramente sono a conoscenza delle tante realtà presenti sul territorio che possono dare sostegno e supporto anche in situazioni di estrema gravità” questo segnala Francesco Inguscio, CEO di COP.
Proprio per aumentare questa consapevolezza, come utile integrazione ai servizi già forniti da Chi Odia Paga nasce, sul sito, la nuova sezione “Call 4 Ideas”, interamente dedicata alla raccolta di fondi attraverso un crowdfunding contro l’odio online. Qui, a partire da oggi, le associazioni potranno proporre il progetto che vorrebbero vedere finanziato, basterà rispondere alla call “Una Buona Causa”.
Come funziona la call?
Alle associazioni basta candidare il progetto compilando, a partire da oggi, direttamente il form online caricandolo sul sito ufficiale di Chi Odia Paga dove - previa verifica interna - esso verrà reso visibile al pubblico insieme a tutti gli altri partecipanti al termine della call, il 18 giugno.
Una volta online, a partire dal 22 giugno e fino al 28 giugno, ogni soggetto promotore potrà condividere l’iniziativa con il suo network così da raccogliere voti per la propria iniziativa direttamente sulla piattaforma. Il progetto più votato dagli utenti della Rete potrà avviare la campagna di crowdfunding per 1 mese, dall’1 al 31 luglio, con un obiettivo di raccolta minimo di 5.000 euro.
Al raggiungimento del primo obiettivo di raccolta, un matching grant di altri 5.000 euro garantito da un’azienda partner, finirà all’associazione e altrettanto a Chi Odia Paga.
La somma raccolta attraverso il crowdfunding di Chi Odia Paga insieme al matching grant, sarà devoluta integralmente all’associazione per supportare il progetto proposto mentre l’ulteriore donazione del partner corporate permetterà a Chi Odia Paga di garantire l’accesso gratuito a tutti i propri servizi fino ad esaurimento del budget messo a disposizione dalle aziende.
La prima azienda che ha deciso di finanziare “Una Buona Causa” è proprio Nuvolab, il venture accelerator da cui nasce Chi Odia Paga che contribuisce, da anni, allo sviluppo imprenditoriale del Paese dando consulenza per l’innovazione e accelerazione di startup.
Grazie ad “Una Buona Causa” saranno coperte tutte le fasi necessarie a combattere l’odio online: educazione e prevenzione “a monte” grazie all’impegno dell’associazione vincitrice; difesa tecnica e stragiudiziale ai bersagli di odio online “a valle” grazie a Chi Odia Paga.
COP è una startup innovativa a vocazione sociale lanciata a Milano nel 2018 dal venture accelerator Nuvolab, con il finanziamento di Oltre Venture e l’advisory legaltech di LT42. Tramite la piattaforma legaltech Chi Odia Paga si prefigge l’obiettivo di difendere i bersagli di odio online rendendo fruibile direttamente online l’accesso a tutte le azioni necessarie per rispondere legalmente agli attacchi degli hater di cui l'utente è vittima.
Nuvolab è un venture accelerator e innovation advisor basato a Milano. Nato nel 2011 per iniziativa di Francesco Inguscio, in questi anni ha supportato la crescita di più di 60 startup e numerosi soggetti corporate, investitori e istituzioni in progetti di open innovation e a sostegno dello sviluppo dell’imprenditorialità in Italia. Tre exit all'attivo e altre 13 startup in portafoglio.
Contatti per i colleghi della stampa
Rossana Cavallari
Email: rosscavallari82@gmail.com
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Cronaca
“10.000 euro di spese fisse al mese e lo Stato vuole farmi riaprire con solo 3 tavoli”, la storia di un ristoratore romano
Posted on May 7, 2020
Valerio laino è un ristoratore calabrese attivo da oltre 15 anni nel cuore di Roma, titolare de Il Peperoncino d'oro. Uno dei tanti ristoratori che oggi stanno affrontando le difficoltà e le incertezze di una fase 2 sempre più complessa e articolata.
"Il governo italiano ha deciso di farci chiudere lasciandoci nell'abbandono piu totale, ho usato tutti i miei risparmi per affrontare l'emergenza ed ora mi ritrovo a non avere più soldi neanche per mangiare" ha spiegato nei giorni in cui si discute la date e le condizioni per la riapetura dei ristoranti.
"Parliamo della distanza di sicurezza tra i tavoli, ciò vuol dire che il mio locale di solo 25mq riuscirebbe ad ospitare solo 6 persone, così facendo non riuscirei neanche a pagare le bollette - ha continuato - Questa ipotetica riapertura non è altro che un lavarsi le mani da parte del governo italiano. Con 10 mila euro di spese fisse al mese tra affitto e bollette e solo 6 coperti è impossibile riuscire ad arrivare a fine mese"
Per interviste o approfondimenti
Valerio laino
3451806315
valeriolaino89@libero.it
ilpeperoncinodoro@libero.it
"Il governo italiano ha deciso di farci chiudere lasciandoci nell'abbandono piu totale, ho usato tutti i miei risparmi per affrontare l'emergenza ed ora mi ritrovo a non avere più soldi neanche per mangiare" ha spiegato nei giorni in cui si discute la date e le condizioni per la riapetura dei ristoranti.
"Parliamo della distanza di sicurezza tra i tavoli, ciò vuol dire che il mio locale di solo 25mq riuscirebbe ad ospitare solo 6 persone, così facendo non riuscirei neanche a pagare le bollette - ha continuato - Questa ipotetica riapertura non è altro che un lavarsi le mani da parte del governo italiano. Con 10 mila euro di spese fisse al mese tra affitto e bollette e solo 6 coperti è impossibile riuscire ad arrivare a fine mese"
Per interviste o approfondimenti
Valerio laino
3451806315
valeriolaino89@libero.it
ilpeperoncinodoro@libero.it
Cronaca Economia e finanza Moda e stili di vita Scienza e tecnologia Startup e innovazione
La risposta digitale di DIS alla crisi COVID-19 del settore calzaturiero: la app che “scannerizza” i piedi e fa le scarpe su misura senza uscire da casa
Posted on May 5, 2020
Milano - Dopo 18 mesi di ricerca e sviluppo DIS, la startup marchigiana di scarpe made in Italy su misura e totalmente personalizzabili, rilascia sul mercato la sua rivoluzionaria app (scaricala qui) per “scannerizzare” i propri piedi ed ottenere così modello e misura di scarpe da acquistare.
L’app, per ora disponibile nella sola versione iOS, permette di conoscere la taglia da acquistare per ogni modello di scarpe presente sul sito www.designitalianshoes.com: basta un foglio A4 e il proprio smartphone con cui scattare 3 foto per ogni piede e al resto ci pensa la tecnologia.
Qui è possibile guardare il video tutorial della app.
Con il rilascio dell’app, DIS completa quindi l’ultimo tassello della digitalizzazione dell’intero processo di acquisto e produzione della calzatura. “Con la nostra piattaforma abbiamo completamente dematerializzato il nostro servizio di scarpe personalizzate MTO (made to order). Il cliente può creare la scarpa online con il nostro configuratore 3D, verificare la taglia tramite la nostra app e una volta completato l’ordine i nostri artigiani iniziano subito a realizzare la scarpa grazie alla digitalizzazione di tutta la supply chain” - sottolinea Andrea Carpineti, CEO di DIS - “La scarpa viene realizzata quindi solo dopo essere stata venduta, senza fare stock di prodotto e semilavorati, con un risparmio ambientale del 30% di emissioni di CO2. Il tutto in soli 10 giorni lavorativi grazie all’accesso real time delle informazioni di ogni stakeholder.”
La diffusione globale della pandemia COVID-19 ha inoltre spinto DIS a virare verso un modello di business “aperto” in white label. “Crediamo che questa crisi potrà essere superata solo attraverso una sinergia tra grandi imprese e startup. Per questo abbiamo deciso di mettere a disposizione di tutte le aziende della moda che ci contatteranno la nostra tecnologia e il nostro know-how sulla digitalizzazione dei processi produttivi e di vendita” sottolinea Andrea Carpineti.
“Sono stati sviluppati due diversi algoritmi” precisa Michele Luconi, CIO, “il primo mira ad effettuare la ricostruzione matematica del piede dell’utente attraverso le foto. Il secondo, unico sul mercato, va ad effettuare il matching tra il piede dell’utente e i modelli di scarpe DIS, consigliando quindi per ogni modello il numero da acquistare”.
Francesco Carpineti, CCO, da sempre nel mondo delle calzature, spiega il grande valore di questo secondo algoritmo. “Siamo riusciti a standardizzare il nostro algoritmo proprietario. Attualmente utilizziamo nell’uomo 5 forme, ognuna con una calzata diversa. Inserendo i parametri di sviluppo standard delle forme, l’algoritmo restituisce automaticamente il best fit tra modello di scarpa e tipologia di piede . Questo ci permette di poter offrire il nostro algoritmo a qualsiasi brand di calzature personalizzandolo con le proprie forme”.
Rispetto alle app già esistenti sul mercato, DIS Foot Scan APP permette di ottenere 26 misure del piede del cliente (potendo sfruttare queste informazioni per realizzare una scarpa su misura) e suggerisce la taglia e il modello da acquistare prendendo in considerazione le tre misure più importanti: lunghezza, giro calzata e girocollo del piede.
Francesco Inguscio, CEO di Nuvolab, il venture accelerator che supporta DIS da anni nel suo sviluppo, conclude segnalando che “questo è il modo migliore con cui i distretti industriali italiani possono rispondere alla profonda crisi che stiamo attraversando: mettendo a fattor comune l’innovazione delle startup e il saper fare delle nostre PMI per evolversi insieme e prosperare in un futuro totalmente diverso da come ce lo eravamo immaginato”.
About DIS
DIS - Design Italian Shoes è il brand che offre il servizio di calzature personalizzate 100% Made in Italy più veloce al mondo. Il servizio è fruibile online su www.designitalianshoes.com e offline in selezionate boutique grazie ad un’innovativa esperienza d’acquisto multicanale. DIS nasce nel 2017 dall’intuizione di Andrea Carpineti, Francesco Carpineti e Michele Luconi che hanno deciso di digitalizzare l’intera supply chain del settore calzaturiero mettendo in rete piccoli artigiani che producono a mano scarpe 100% Made in Italy.
Contatti per i colleghi della stampa
Roberta Francesconi
email: https://www.designitalianshoes.com/it/press-room
DIS Foto - scarica qui
DIS Foot Scan APP https://apps.apple.com/it/app/dis-foot-scan/id1509677867
DIS Showroom:
Showroom Eligo
Corso Venezia 18, Milan
DIS Headquarter:
Navitas Coworking
Via Enzo Ferrari, 9
Civitanova Marche (MC)
www.designitalianshoes.com
L’app, per ora disponibile nella sola versione iOS, permette di conoscere la taglia da acquistare per ogni modello di scarpe presente sul sito www.designitalianshoes.com: basta un foglio A4 e il proprio smartphone con cui scattare 3 foto per ogni piede e al resto ci pensa la tecnologia.
Qui è possibile guardare il video tutorial della app.
Con il rilascio dell’app, DIS completa quindi l’ultimo tassello della digitalizzazione dell’intero processo di acquisto e produzione della calzatura. “Con la nostra piattaforma abbiamo completamente dematerializzato il nostro servizio di scarpe personalizzate MTO (made to order). Il cliente può creare la scarpa online con il nostro configuratore 3D, verificare la taglia tramite la nostra app e una volta completato l’ordine i nostri artigiani iniziano subito a realizzare la scarpa grazie alla digitalizzazione di tutta la supply chain” - sottolinea Andrea Carpineti, CEO di DIS - “La scarpa viene realizzata quindi solo dopo essere stata venduta, senza fare stock di prodotto e semilavorati, con un risparmio ambientale del 30% di emissioni di CO2. Il tutto in soli 10 giorni lavorativi grazie all’accesso real time delle informazioni di ogni stakeholder.”
La diffusione globale della pandemia COVID-19 ha inoltre spinto DIS a virare verso un modello di business “aperto” in white label. “Crediamo che questa crisi potrà essere superata solo attraverso una sinergia tra grandi imprese e startup. Per questo abbiamo deciso di mettere a disposizione di tutte le aziende della moda che ci contatteranno la nostra tecnologia e il nostro know-how sulla digitalizzazione dei processi produttivi e di vendita” sottolinea Andrea Carpineti.
“Sono stati sviluppati due diversi algoritmi” precisa Michele Luconi, CIO, “il primo mira ad effettuare la ricostruzione matematica del piede dell’utente attraverso le foto. Il secondo, unico sul mercato, va ad effettuare il matching tra il piede dell’utente e i modelli di scarpe DIS, consigliando quindi per ogni modello il numero da acquistare”.
Francesco Carpineti, CCO, da sempre nel mondo delle calzature, spiega il grande valore di questo secondo algoritmo. “Siamo riusciti a standardizzare il nostro algoritmo proprietario. Attualmente utilizziamo nell’uomo 5 forme, ognuna con una calzata diversa. Inserendo i parametri di sviluppo standard delle forme, l’algoritmo restituisce automaticamente il best fit tra modello di scarpa e tipologia di piede . Questo ci permette di poter offrire il nostro algoritmo a qualsiasi brand di calzature personalizzandolo con le proprie forme”.
Rispetto alle app già esistenti sul mercato, DIS Foot Scan APP permette di ottenere 26 misure del piede del cliente (potendo sfruttare queste informazioni per realizzare una scarpa su misura) e suggerisce la taglia e il modello da acquistare prendendo in considerazione le tre misure più importanti: lunghezza, giro calzata e girocollo del piede.
Francesco Inguscio, CEO di Nuvolab, il venture accelerator che supporta DIS da anni nel suo sviluppo, conclude segnalando che “questo è il modo migliore con cui i distretti industriali italiani possono rispondere alla profonda crisi che stiamo attraversando: mettendo a fattor comune l’innovazione delle startup e il saper fare delle nostre PMI per evolversi insieme e prosperare in un futuro totalmente diverso da come ce lo eravamo immaginato”.
About DIS
DIS - Design Italian Shoes è il brand che offre il servizio di calzature personalizzate 100% Made in Italy più veloce al mondo. Il servizio è fruibile online su www.designitalianshoes.com e offline in selezionate boutique grazie ad un’innovativa esperienza d’acquisto multicanale. DIS nasce nel 2017 dall’intuizione di Andrea Carpineti, Francesco Carpineti e Michele Luconi che hanno deciso di digitalizzare l’intera supply chain del settore calzaturiero mettendo in rete piccoli artigiani che producono a mano scarpe 100% Made in Italy.
Contatti per i colleghi della stampa
Roberta Francesconi
email: https://www.designitalianshoes.com/it/press-room
DIS Foto - scarica qui
DIS Foot Scan APP https://apps.apple.com/it/app/dis-foot-scan/id1509677867
DIS Showroom:
Showroom Eligo
Corso Venezia 18, Milan
DIS Headquarter:
Navitas Coworking
Via Enzo Ferrari, 9
Civitanova Marche (MC)
www.designitalianshoes.com
Cronaca Startup e innovazione
Coronavirus: contattare i negozianti, confrontare i prezzi e prenotare la prova o il ritiro senza code né assembramenti. Possibile grazie alla startup Ilovecomm
Posted on April 29, 2020
Con l'ultimo decreto per la fase 2 di riapertura per il COVID-19 è stata fissata la data di riapertura dei negozi al dettaglio al 18 maggio 2018 ed è previsto un ingresso scaglionato per tutte le attività commerciali, come avviene oggi per supermercati e farmacie. Si pensi che un negozio con una superfice di 40mq potrà far entrare un solo cliente per volta. Il Governo stesso consiglia piattaforme di prenotazioni per evitare assembramenti e lunghe code fuori dai negozi.
Da queste esigenze nasce la soluzione di Ilovecomm, start up fondata nel 2016 e sperimentata a Torino con oltre 500 negozi e in espansione in tutta Italia.
Ilovecomm è offre un servizio di prenotazione validato e sul mercato da tre anni che permette all’utente di richiedere il prodotto simultaneamente a più negozi, ricevere varie proposte di prezzo in breve tempo e prenotare nel negozio che ritiene più conveniente ma non solo: il cliente dal 18 maggio potrà prenotare la fascia oraria di prova o ritiro.
Per utilizzare il servizio l'utente deve solo accedere alla home page di Ilovecomm dove trova l' "assistente allo shopping" lo strumento principale della piattaforma dal quel parte la procedura per la richiesta simultanea ai negozi in città e la prenotazione
Tra i tanti settori colpiti dalla crisi provocata dall’emergenza Coronavirus in Italia vi è sicuramente quello del commercio al dettaglio sopratutto dell’abbigliamento e degli accessori, con negozi e boutique di piccole e grandi realtà chiusi da ormai quasi due mesi. Una crisi profonda che coinvolge oltre 200mila lavoratori e che sta mettendo il Made In Italy in ginocchio.
Lo spiega nel dettaglio il founder e CEO di ILoveComm, Renato Mascolo: "L'economia ha bisogno di riprendersi, i commercianti locali hanno bisogno di una mano per essere pronnti a svolgere il loro lavoro in sicurezza e rispettando le norme, per non arrivare ad una nuova chiusura. La nostra piattaforma ha già sviluppato migliaia di prenotazioni in tre anni nei negozi e il servizio da utile diventa ora necessario perchè il sistema possa andare avanti con meno imprevisti possibili. Una piattaforma come ilovecomm consentirà di conoscere da casa chi ha il prodotto, prenotarlo e vedere le fasce orarie libere per il ritiro o la prova per evitare code noiose e gli inconvenienti che ben conosciamo"
Ilovecomm
Ilovecomm è una piattaforma web di prenotazione prodotti nei negozi in città. Ilovecomm vuole favorire un sistema di prenotazioni nei negozi fisici per chi ha scelto un prodotto e vuole acquistarlo in città con un metodo veloce e intelligente e per migliorare la visibilità dei negozi verso questi utenti.
La sperimentazione a Torino a portato all'iscrizione di 500 negozi, l'ottimo posizionamento Google per le parole chiave brand+città (es. Levi's torino) ha portato nel 2019 più di 200 mila utenti ad atterrare su Ilovecomm cercando un prodotto nei negozi in città. Ilovecomm ha cominciato l'espansione in più di 50 città Italiane. Ilovecomm è risultata la soluzione più scelta dai negozi durante l'inziativa Tec@home della camera di commercio di Torino e confcommercio nel 2018.
Da queste esigenze nasce la soluzione di Ilovecomm, start up fondata nel 2016 e sperimentata a Torino con oltre 500 negozi e in espansione in tutta Italia.
Ilovecomm è offre un servizio di prenotazione validato e sul mercato da tre anni che permette all’utente di richiedere il prodotto simultaneamente a più negozi, ricevere varie proposte di prezzo in breve tempo e prenotare nel negozio che ritiene più conveniente ma non solo: il cliente dal 18 maggio potrà prenotare la fascia oraria di prova o ritiro.
Per utilizzare il servizio l'utente deve solo accedere alla home page di Ilovecomm dove trova l' "assistente allo shopping" lo strumento principale della piattaforma dal quel parte la procedura per la richiesta simultanea ai negozi in città e la prenotazione
Tra i tanti settori colpiti dalla crisi provocata dall’emergenza Coronavirus in Italia vi è sicuramente quello del commercio al dettaglio sopratutto dell’abbigliamento e degli accessori, con negozi e boutique di piccole e grandi realtà chiusi da ormai quasi due mesi. Una crisi profonda che coinvolge oltre 200mila lavoratori e che sta mettendo il Made In Italy in ginocchio.
Lo spiega nel dettaglio il founder e CEO di ILoveComm, Renato Mascolo: "L'economia ha bisogno di riprendersi, i commercianti locali hanno bisogno di una mano per essere pronnti a svolgere il loro lavoro in sicurezza e rispettando le norme, per non arrivare ad una nuova chiusura. La nostra piattaforma ha già sviluppato migliaia di prenotazioni in tre anni nei negozi e il servizio da utile diventa ora necessario perchè il sistema possa andare avanti con meno imprevisti possibili. Una piattaforma come ilovecomm consentirà di conoscere da casa chi ha il prodotto, prenotarlo e vedere le fasce orarie libere per il ritiro o la prova per evitare code noiose e gli inconvenienti che ben conosciamo"
Ilovecomm
Ilovecomm è una piattaforma web di prenotazione prodotti nei negozi in città. Ilovecomm vuole favorire un sistema di prenotazioni nei negozi fisici per chi ha scelto un prodotto e vuole acquistarlo in città con un metodo veloce e intelligente e per migliorare la visibilità dei negozi verso questi utenti.
La sperimentazione a Torino a portato all'iscrizione di 500 negozi, l'ottimo posizionamento Google per le parole chiave brand+città (es. Levi's torino) ha portato nel 2019 più di 200 mila utenti ad atterrare su Ilovecomm cercando un prodotto nei negozi in città. Ilovecomm ha cominciato l'espansione in più di 50 città Italiane. Ilovecomm è risultata la soluzione più scelta dai negozi durante l'inziativa Tec@home della camera di commercio di Torino e confcommercio nel 2018.
Cronaca
Il “Cantiere delle donne” e la fase 2 . Il Governo studi delle soluzioni per le famiglie
Posted on April 27, 2020
Il Cantiere delle Donne è un gruppo nato su facebook https://www.facebook.com/groups/ilcantieredelledonne/ qualche mese fa. L’attuale fase di incertezza ha spinto il coordinamento a farsi portavoce delle esigenze e delle richieste delle tantissime donne lavoratrici e madri che stanno subendo le conseguenze di questo lungo periodo di isolamento. Dalla sera del 26 aprile abbiamo ricevuto valanghe di messaggi e di richieste di iscrizione al nostro gruppo, che ormai veleggia verso i 3000 membri. Il dibattito è costantemente acceso dalle nostre iscritte sulla necessità di trovare soluzioni, dal basso a misura di famiglia, bambini, ragazzi, mamme, donne.
Riaprire le fabbriche e tenere chiuse le scuole significa penalizzare moltissime persone, soprattutto donne, ma anche uomini, che faticheranno ad andare al lavoro perché su di loro gravano le attività di cura della famiglia.
La Fase 2 dell’emergenza covid19 si presenta, quindi, ancor più drammatica della Fase 1. Se da un lato il Governo ha l’urgente esigenza di riavviare l’economia messa a in ginocchio da due mesi di lockdown, dall’altra non tiene in debito conto i moltissimi altri aspetti legati a doppio filo con la ripresa economica stessa. Tra questi: la riapertura delle scuole.
Se infatti la scuola non può essere il luogo dove parcheggiare i bambini, allo stesso modo non si può chiedere, ancora una volta, alle donne di rinunciare a lavoro, soldi e carriera per supplire alle mancanze di chi ha avuto delega dalla comunità di gestire le cose della polis. Il bonus baby sitter e il congedo parentale non bastano a risolvere la gestione familiare, la cura dei figli e soprattutto i conti alla fine del mese. Uno dei due coniugi, quando la famiglia è “regolare” - ma sappiamo quante sono le famiglie monogenitoriali che soffrono ancora di più questa situazione - dovrà rinunciare a tutto o in parte al proprio lavoro per affrontare questa situazione. Quanto alle donne, nel loro doppio ruolo di lavoratrici e principali artefici delle attività di cura all’interno della famiglia, concorrono anch’esse alla crescita del paese, forse anzi molto più degli uomini, nell’accudimento dei futuri cittadini. Ecco perché una situazione come quella attuale rischia di far regredire le donne rispetto diritti acquisiti e legittime ambizioni. Non ci si può permettere di rinunciare a queste professionalità e talenti “in rosa” che concorrono alla crescita economica, culturale e tecnologica del nostro paese.
Ci sembra che lo Stato su questi temi, almeno dopo le dichiarazioni del premier di domenica 26 aprile, non stia dando risposte concrete. E dovrebbe preoccuparsene e molto perché il problema è in tutto e per tutto un problema economico!
C’è poi un altro tema che non sembra contare per chi ha deciso le ultime disposizioni: una comunità non è fatta solo di lavoro e famiglia, ma di relazioni sociali, emotive, educative, logistiche. Come può uno Stato non tenerne conto?
Evidentemente il problema non è la pandemia bensì, ancora una volta, il sistema. È lo Stato che deve farsi carico delle necessità di tutti i suoi cittadini, livellando le disparità di ruolo che spesso coincidono con discriminazioni di genere. Il gap uomo/donna è all'estremo negativo per il tempo dedicato alla cura. E’ necessario giungere a un equilibrio.
Il Cantiere delle Donne ha sollevato il problema e continua a farlo, com’è giusto che sia, ma chiede che venga studiata una soluzione che offra un’alternativa a questa impasse rendendosi disponibile a lavorare per trovare soluzioni concrete a partire dal basso e insieme alle donne, agli uomini, alle famiglie. È anche per questo che negli ultimi giorni il Cantiere delle Donne sta organizzando per i propri membri alcuni incontri - condivisi poi anche pubblicamente - con esponenti politici, locali e nazionali, per un confronto costruttivo. Abbiamo sentito l’assessore veneto Elena Donazzan, sentiremo l’onorevole Sara Moretto e Emma Bonino, solo per citare le ultime “politiche” invitate. Da questi incontri di confronto importante vogliamo emergano fatti, proposte, appelli per cambiare dal basso il nostro paese e contribuire a una crescita sana, armonica, economica e psicologica insieme, affinché il tanto citato futuro dell’Italia, che è futuro dei bambini, dei ragazzi, ma anche delle donne e degli uomini di questo grande Paese, venga non solo preso in considerazione, ma attivamente sostenuto.
Noi come Cantiere delle Donne ci siamo e lavoriamo per richiamare l’attenzione della politica mettendoci in gioco.
In Allegato- Una delle tante lettere che abbiamo ricevuto in questi giorni da una donna, mamma e lavoratrice
Preg.Mo dott. Prof. Presidente Conte, Il suo è un lavoro molto difficile lo comprendo. Non mi sento di dare giudizi perché non ho né meriti né competenze per poterlo fare, però una cosa tengo a sottoporre alla sua illustre attenzione. Come me ci sono milioni di mamme disarmate che si devono dividere tra figli e lavoro. Anche il nostro non è un lavoro facile ma, come lei ama il suo, siamo orgogliose e lo apprezziamo nonostante non ci faccia dormire la notte. Questo è un momento storico senza precedenti, i problemi da risolvere o quantomeno da arginare sono molti. Ma i bambini sono una priorità! Lei dice che dobbiamo essere orgogliosi a livello internazionale del modello “anti virus” proposto, ma non trovando una soluzione a questo problema facciamo un passo indietro, ma tanto indietro. Sì perché le donne devono rinunciare al lavoro per accudire i figli. Allora le chiedo: se già è difficile vivere lavorando, non lavorando come pensa potremo fare? Parla di 600 euro per le baby sitter, pensa bastino per pagare stipendio, contributi, ferie malattia, TFR gestione della busta paga? Io dico di no. Parla di congedi parentali. Qui i problemi sono due: - decurtazione dello stipendio di almeno il 50%. Va bene per una mamma stare a casa, ma i conti a fine mese arrivano puntuali al 100%. - le necessità dei datori di lavoro. Lei pensa siano felici se tutte le dipendenti mamme (e io credo siano tante) dalla sera alla mattina stiano a casa in congedo? Chi lavora al posto loro? Chi produce? Io una soluzione non ce l’ho, però sono “solo” una mamma. Lei, invece, è il Presidente del Consiglio dei Ministri. Le misure adottate fino ad oggi sono andate anche benino, non è facile la gestione ma se temporanea ci si adatta. Il fatto è che altri mesi senza aiuti considerevoli, scuole chiuse e ritorno al lavoro, beh diventano veramente un PROBLEMA. Buon lavoro. Una mamma
IL CANTIERE DELLE DONNE LO POTETE TROVARE QUI:
https://www.facebook.com/groups/ilcantieredelledonne/
https://www.instagram.com/ilcantieredelledonne/
https://www.youtube.com/channel/UCtEtr6SFBfvh0NAGazlVqbg
mail: cantieredelledonne@gmail.com
Amministrazione e redazione:
Micaela Faggiani
Laura Eduati
Lisa De Rossi
Alessia Da Canal
Antonella Benanzato
Silvia Pittarello
Riaprire le fabbriche e tenere chiuse le scuole significa penalizzare moltissime persone, soprattutto donne, ma anche uomini, che faticheranno ad andare al lavoro perché su di loro gravano le attività di cura della famiglia.
La Fase 2 dell’emergenza covid19 si presenta, quindi, ancor più drammatica della Fase 1. Se da un lato il Governo ha l’urgente esigenza di riavviare l’economia messa a in ginocchio da due mesi di lockdown, dall’altra non tiene in debito conto i moltissimi altri aspetti legati a doppio filo con la ripresa economica stessa. Tra questi: la riapertura delle scuole.
Se infatti la scuola non può essere il luogo dove parcheggiare i bambini, allo stesso modo non si può chiedere, ancora una volta, alle donne di rinunciare a lavoro, soldi e carriera per supplire alle mancanze di chi ha avuto delega dalla comunità di gestire le cose della polis. Il bonus baby sitter e il congedo parentale non bastano a risolvere la gestione familiare, la cura dei figli e soprattutto i conti alla fine del mese. Uno dei due coniugi, quando la famiglia è “regolare” - ma sappiamo quante sono le famiglie monogenitoriali che soffrono ancora di più questa situazione - dovrà rinunciare a tutto o in parte al proprio lavoro per affrontare questa situazione. Quanto alle donne, nel loro doppio ruolo di lavoratrici e principali artefici delle attività di cura all’interno della famiglia, concorrono anch’esse alla crescita del paese, forse anzi molto più degli uomini, nell’accudimento dei futuri cittadini. Ecco perché una situazione come quella attuale rischia di far regredire le donne rispetto diritti acquisiti e legittime ambizioni. Non ci si può permettere di rinunciare a queste professionalità e talenti “in rosa” che concorrono alla crescita economica, culturale e tecnologica del nostro paese.
Ci sembra che lo Stato su questi temi, almeno dopo le dichiarazioni del premier di domenica 26 aprile, non stia dando risposte concrete. E dovrebbe preoccuparsene e molto perché il problema è in tutto e per tutto un problema economico!
C’è poi un altro tema che non sembra contare per chi ha deciso le ultime disposizioni: una comunità non è fatta solo di lavoro e famiglia, ma di relazioni sociali, emotive, educative, logistiche. Come può uno Stato non tenerne conto?
Evidentemente il problema non è la pandemia bensì, ancora una volta, il sistema. È lo Stato che deve farsi carico delle necessità di tutti i suoi cittadini, livellando le disparità di ruolo che spesso coincidono con discriminazioni di genere. Il gap uomo/donna è all'estremo negativo per il tempo dedicato alla cura. E’ necessario giungere a un equilibrio.
Il Cantiere delle Donne ha sollevato il problema e continua a farlo, com’è giusto che sia, ma chiede che venga studiata una soluzione che offra un’alternativa a questa impasse rendendosi disponibile a lavorare per trovare soluzioni concrete a partire dal basso e insieme alle donne, agli uomini, alle famiglie. È anche per questo che negli ultimi giorni il Cantiere delle Donne sta organizzando per i propri membri alcuni incontri - condivisi poi anche pubblicamente - con esponenti politici, locali e nazionali, per un confronto costruttivo. Abbiamo sentito l’assessore veneto Elena Donazzan, sentiremo l’onorevole Sara Moretto e Emma Bonino, solo per citare le ultime “politiche” invitate. Da questi incontri di confronto importante vogliamo emergano fatti, proposte, appelli per cambiare dal basso il nostro paese e contribuire a una crescita sana, armonica, economica e psicologica insieme, affinché il tanto citato futuro dell’Italia, che è futuro dei bambini, dei ragazzi, ma anche delle donne e degli uomini di questo grande Paese, venga non solo preso in considerazione, ma attivamente sostenuto.
Noi come Cantiere delle Donne ci siamo e lavoriamo per richiamare l’attenzione della politica mettendoci in gioco.
In Allegato- Una delle tante lettere che abbiamo ricevuto in questi giorni da una donna, mamma e lavoratrice
Preg.Mo dott. Prof. Presidente Conte, Il suo è un lavoro molto difficile lo comprendo. Non mi sento di dare giudizi perché non ho né meriti né competenze per poterlo fare, però una cosa tengo a sottoporre alla sua illustre attenzione. Come me ci sono milioni di mamme disarmate che si devono dividere tra figli e lavoro. Anche il nostro non è un lavoro facile ma, come lei ama il suo, siamo orgogliose e lo apprezziamo nonostante non ci faccia dormire la notte. Questo è un momento storico senza precedenti, i problemi da risolvere o quantomeno da arginare sono molti. Ma i bambini sono una priorità! Lei dice che dobbiamo essere orgogliosi a livello internazionale del modello “anti virus” proposto, ma non trovando una soluzione a questo problema facciamo un passo indietro, ma tanto indietro. Sì perché le donne devono rinunciare al lavoro per accudire i figli. Allora le chiedo: se già è difficile vivere lavorando, non lavorando come pensa potremo fare? Parla di 600 euro per le baby sitter, pensa bastino per pagare stipendio, contributi, ferie malattia, TFR gestione della busta paga? Io dico di no. Parla di congedi parentali. Qui i problemi sono due: - decurtazione dello stipendio di almeno il 50%. Va bene per una mamma stare a casa, ma i conti a fine mese arrivano puntuali al 100%. - le necessità dei datori di lavoro. Lei pensa siano felici se tutte le dipendenti mamme (e io credo siano tante) dalla sera alla mattina stiano a casa in congedo? Chi lavora al posto loro? Chi produce? Io una soluzione non ce l’ho, però sono “solo” una mamma. Lei, invece, è il Presidente del Consiglio dei Ministri. Le misure adottate fino ad oggi sono andate anche benino, non è facile la gestione ma se temporanea ci si adatta. Il fatto è che altri mesi senza aiuti considerevoli, scuole chiuse e ritorno al lavoro, beh diventano veramente un PROBLEMA. Buon lavoro. Una mamma
IL CANTIERE DELLE DONNE LO POTETE TROVARE QUI:
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Amministrazione e redazione:
Micaela Faggiani
Laura Eduati
Lisa De Rossi
Alessia Da Canal
Antonella Benanzato
Silvia Pittarello